Nel sottotetto della casa dei miei suoceri, quella in cui sono andata a vivere dopo essermi sposata, c’era una vecchia fiasca nella quale si versava il vino che rimaneva nelle bottiglie dopo i pasti.
Era la fiasca per fare l’aceto. Era lì da tantissimo tempo e veniva amorevolmente rabboccata per poter usufruire dell’aceto sia per gli usi di tutti i giorni, sia per conservare i peperoni che durante l’estate c’erano in abbondanza.
Mia suocera coltivava un tipo di peperone che si caratterizzava per una buccia molto sottile, ora purtroppo si trovano con difficoltà.
Con un panno umido li strofinava e poi li allogava ben bene in una fiasca con l'imbocco largo e sopra ci versava l'aceto casalingo.
D’inverno ne prelevava di volta in volta la quantità necessaria, toglieva loro il picciolo e i semi, poi li tritava molto finemente e li condiva con olio e sale.
Lasciati riposare un giorno, accompagnavano di solito il lesso domenicale.
Ebbene questi peperoni avevano un gusto inimitabile proprio per l’uso dell’aceto casalingo che, a volte, aveva un gusto un po’ "vinoso", se la fiasca era stata rabboccata il giorno precedente e perciò la trasformazione non era ancora avvenuta.
Replicarli è cosa impossibile, ma ho cercato di fare il possibile.
Uso dei peperoni a sigaretta o friggitelli, proprio per la loro buccia sottile, li lavo e li scotto per un attimo in acqua bollente salata. Li dispongo subito nei vasi cercando di lasciare meno spazi vuoti possibili, poi copro con aceto e vino in proporzione di tre quarti di aceto ed un quarto di vino, che ho scaldato a 60° e salato. Lascio riposare coperto con un canovaccio per una notte ed il giorno seguente, se il livello del liquido è diminuito lo rabbocco, metto il pressino prima sterilizzato in acqua bollente e poi chiudo e metto al buio e al fresco.
Per il consumo mi comporto tal quale a mia suocera, sono gustosissimi, non solo per il lesso ma anche per tartine o crostini abbinati a salumi o formaggi morbidi.
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