E' difficile liquidare la ricetta dei favetti in poche
parole. Dentro ci sono popolazioni povere ma con la voglia di godere del
periodo carnevalesco, c'è il maiale, l'animale più amato dai contadini fino a
pochi decenni or sono, c'è la stagione che invita a stare in casa davanti alla
stufa o al camino e ci sono i bambini che di dolci non ne vedevano molti ed
approfittavano del momento. Mi fermo, anche se ancora tante sarebbero le cose
da aggiungere. Questi sono i favetti che preparo io, si rifanno a quelli che
preparavano mia mamma e mia suocera. Loro di ricette non ne usavano: andavano
ad occhio, tant'è che quando ho cominciato a prepararli io ho dovuto fare
qualche correzione alle dosi per arrivare al risultato perfetto. In onore del
maiale e per rispettare la tradizione io uso solo strutto, strutto buono di
vero maiale, con un profumo meraviglioso, che ho la fortuna di ricevere in
regalo da Bruna.
Ingredienti
200g. di farina debole
40g. di zucchero di barbabietola grezzo
45g. di strutto
un uovo
un goccio di marsala
un cucchiaino da caffè raso di lievito (io uso un lievito
chimico insapore senza fosfati preparato con estratto concentrato di succo
d'uva biologico per il 48% ed il resto con bicarbonato di sodio e amido di mais
biologico).
un pizzico di sale.
Strutto per friggere
Si impastano tutti gli ingredienti in una ciotola, tenendo
il marsala per ultimo così da usarne solo il necessario per ottenete un impasto
morbido, ma non appiccicoso e ben vellutato. Impastare bene senza eccedere.
Formare dei rotolini da tagliare a tocchetti, da far roteare tra le mani per
ottenere delle palline che dal nome stesso si deduce debbano essere piccole per
assomigliare alle fave. Una volta pronte adagiarle su di un vassoio e porle in
frigorifero ad assestarsi, così lo shock termico che riceveranno con la
frittura le renderà friabili fuori e morbide dentro.
Mettere a scaldare lo strutto e portarlo a circa 175° (io
uso il termometro anche in frittura così sono sicura di mantenere il più
possibile la temperatura sotto controllo). Friggerne poche per volta e
lasciarle dorare uniformemente, scolarle su carta assorbente ed una volta
fredde cospargerle di zucchero a velo. Una volta si usava lo zucchero semolato,
ma concediamoci questa modernità. Il colesterolo non ne sarà felicissimo, ma i
latini dicevano: semel in anno licet insanire (una volta all'anno è lecito fare
pazzie).